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Rootkit all’attacco: mobile banking in pericolo?
Giovedì 11 Marzo 2010
autore: Roberto Rais Alcuni ricercatori americani hanno recentemente evidenziato gli effetti deleteri
sugli smartphone degli attacchi compiuti con l’utilizzo dei rootkit,
piccoli software che -sfruttando delle falle nei sistemi di sicurezza dei
dispositivi di telefonia mobile- permettono di avere un controllo sul
sistema operativo, senza che sia necessaria un’autorizzazione da parte
dell’utente.
Attraverso tale incrinatura nella solidità delle piattaforme dei dispositivi
mobili, gli hackers hanno sempre più possibilità di accedere alle varie funzionalità degli smartphone, potendo, una
volta acquisito il controllo del dispositivo, effettuare le operazioni
più disparate quali: ascoltare le telefonate effettuate, inviare sms,
scaricare rapidamente la batteria dell’apparecchio attraverso l’attivazione
di applicativi in grado di assorbire maggiore energia (come i sistemi Bluetooth
o GPS), ecc.
Non è la prima volta che ci occupiamo
di applicativi malevoli e cellulari, ma l’allarme proveniente in questi giorni
dagli States evidenzia inequivocabilmente la pericolosità di tali falle. Rischi
più evidenti quando per lo smartphone transitano dati
“maggiormente” significativi. Ci riferiamo in particolare a ciò
che può succedere sul fronte delle operazioni bancarie, considerata anche la
crescente diffusione dei servizi di mobile banking erogati
dalla maggioranza degli istituti di credito italiani.
I truffatori in grado di controllare uno smartphone, infatti, possono acquisire
i codici segreti necessari per accedere al conto corrente del
proprietario del dispositivo tramite connessione mobile.
Per tale motivo, diverse banche hanno già avuto modo di prendere necessarie
contromisure, rafforzando i sistemi di sicurezza delle piattaforme di remote
banking, e predisponendo un meccanismo di accesso basato su password “usa e
getta”.
Più ingenti restano tuttavia i problemi in materia di acquisti online compiuti
tramite smartphone, per i quali è necessario trasmettere con il dispositivo
anche i dati della carta di credito, “preda” particolarmente
ambita da criminali e truffatori.
Roberto Rais
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