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Amazon, per incastrare un evasore fiscale a rischio la privacy di migliaia di utenti.
Giovedì 29 Novembre 2007
autore: Redazione InterTraders Quello tra indagini e tutela della privacy dei soggetti indirettamente coinvolti
è da sembre un binomio labile e al centro di numerose polemiche; la notizia che
riportiamo dimostra l'ulteriore fragilità del dualismo in questione quando di
mezzo c'è anche l'e-commerce.
Rivelano in queste ore le agenzie di stampa USA, che l'FBI nel tentativo di
raccogliere prove contro un criminale dedito a truffe ed evasione fiscale,
avrebbero richiesto nelle settimane scorse ad Amazon.com, noto portale di
e-commerce, di accedere ad oltre 20000 accounts.
L'istanza sarebbe stata respinta in seguito alla pronuncia di un giudice
americano, Stephen Crocker, a cui si sarebbe appellata la stessa Amazon in
virtù del Primo Emendamento della Costituzione USA. Crocker avrebbe motivato la
decisione sulla base del danno all'immagine che la piattaforma avrebbe subito in
seguito all'acquisizione dei dati degli iscritti, e della diffidenza che questi
ultimi avrebbero nutrito nell'utilizzare in seguito il portale.
La vicenda sarebbe nata, come anticipato, dalla necessità dell'FBI di
“incastrare” un uomo, tale Robert D'Angelo, per le sue numerose attività
illecite, in particolare quella di evasore fiscale. Tale reato sarebbe stato
commesso dall'indagato su larga scala anche tramite Amazon.com, da dove avrebbe
venduto negli ultimi anni oltre 20000 libri in tutto il mondo, realizzando un
florido business.
Da qui la necessità per la polizia federale di raccogliere le prove a carico
dell'indagato “spulciando” tra i dati personali di altrettanti utenti al
fine di annotare date di acquisto, titoli dei libri e indirizzi di spedizione.
Una richiesta, che, secondo quanto dichiarano i vertici di Amazon, sarebbe
probabilmente stata assecondata (legalmente o illegalmente) se il titolare del
trattamento dati fosse stato un istituto di credito e non un e-shop di libri
come Amazon.
Nonostante i tentativi di raggiungere un accordo comune in precedenza, come
quello basato sull'accesso ad un numero minore di accounts (circa 120) scelti a
campione tra gli acquirenti che hanno avuto a che fare con l'indagato, o quello
basato sull'invito da parte di Amazon.com ai propri utenti di collaborare con
l'FBI, non è ancora del tutto certo se quest'ultimo sia riuscito comunque ad
ottenere le informazioni volute. Sembra infatti che gli investigatori federali,
nonostante la decisione del giudice, siano riusciti ad acquisire i dati degli
acquirenti dal portatile che D'Angelo usava per vendere in Rete.
Probabilmente la verità non verrà mai a galla, anche perchè alcune testate
americane riportano versioni leggermente diverse della vicenda. L'unica certezza
è che d'ora in poi chi vorrà acquistare un libro su Amazon.com ci penserà due
volte prima di iscriversi al portale.
Redazione InterTraders
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