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Drop shipping: affari, ma anche illusioni e truffe
Venerdì 28 Novembre 2008
autore: Redazione InterTraders Comprare per rivendere su Internet... quanti dei lettori l'avranno pensato o
sperimentato almeno una volta nella vita? Che si tratti anche solo di una
vendita occasionale, il Web offre diverse opportunità per “tentare” di far
soldi senza necessariamente rimetterci un capitale.
Lo sa bene ad esempio chi frequenta forum e portali dedicati al b2c e, senza
essere un venditore di professione (ci riferiamo a studenti, pensionati o
casalinghe interessati ad accrescere le loro entrate mensili), acquista
periodicamente articoli in determinati contesti per rivenderli in altri -magari
virtuali- caratterizzati da una certa domanda. Il problema, che si tratti di venditori occasionali o di dettaglianti
interessati a calcare le vie dell'e-commerce, è sempre il solito:
ridurre al minimo le spese per l'acquisto dell'articolo per accrescere
al massimo il guadagno marginale finale.
Ecco allora che l'amico, il conoscente o una semplice ricerca in Rete ci
informano dell'esistenza del drop ship (o drop shipping), un
particolare modello di vendita a distanza che permette a un rivenditore di
offrire un certo articolo su Internet (o nel mondo fisico) senza le spese e gli
oneri logistici legati alla classica vendita al dettaglio: su tutti
quello di non dover neanche acquistare materialmente la merce dal
fornitore-grossista (c.d. drop shipper).
L'accordo di drop ship concluso tra un dettagliante e un fornitore
prevede, infatti, proprio la possibilità di poter vendere un bene (ad es. su un
portale di aste) senza disporne materialmente; se la vendita ha successo il
rivenditore incasserà il prezzo dall'acquirente, tratterrà una % sul totale
-come previsto dall'accordo col drop shipper- e girerà il restante
importo a quest'ultimo, che si farà carico della gestione materiale dell'ordine
e della consegna dell'articolo venduto al destinatario.
Insomma, una tipologia di vendita apparentemente vantaggiosa per un venditore,
che trova da tempo larga diffusione negli Stati Uniti d'America e in alcuni
Paesi europei come l'Inghilterra, ma che in Italia stenta a decollare. I perchè
di quest'ultima infelice situazione sono vari; senza entrare nel merito di un
argomentazione squisitamente commerciale che andrebbe esaminata per singolo
settore di vendita, basti pensare che spesso la forte competizione tra
venditori presente in Rete e le tariffe e le commissioni sul valore finale che
alcune vetrine virtuali richiedono (su tutti eBay), rendono antieconomico per un
venditore sperimentare (se occasionale) o reggere (se commerciante di
professione) costantemente la propria attività sul drop shipping.
Certo, ci sono casi di successo in Rete e non mancano persino esempi di
drop shippers
italiani, ma nei fatti un'evoluzione e capillarizzazione vera e propria del
fenomeno nel nostro Paese è ancora un'utopia.
In un contesto del genere non poteva mancare inoltre il rischio di truffe, che
negli ultimi tempi ha iniziato a imporsi con prepotenza, al punto che sempre
più criminali tempestano le noste caselle postali o realizzano siti Internet
ad hoc spacciandosi per finti drop shippers
internazionali. Nei restanti casi, ove il contesto non sia strettamente
truffaldino, comunque la merce offerta da questi fornitori esteri resta di
dubbia provenienza, trattandosi spesso di articoli di origine illecita (vedremo
qualche esempio a seguire).
I vantaggi del drop ship per un venditore (occasionale o di professione
che sia) si desumono sostanzialmente da quanto innanzi scritto: su tutti
la possibilità di investire in determinati settori di vendita senza grossi
rischi economici e la mancata necessità di dover adibire un locale per il
deposito della merce da vendere.
Il vero problema sono a nostro parere gli svantaggi e i rischi
cui va incontro chi rivende tramite drop ship.
Affinchè un dettagliante possa reggere la propria attività sul drop
shipping deve necessariamente acquistare grossi quantitativi di merce da
rivendere: la presenza infatti in Rete di altri rivenditori che si avvalgono a
loro volta di terzi (se non paradossalmente dello stesso) drop shipper
-per offrire magari lo stesso tipo di merce- fa inevitabilmente inflazionare il
mercato di un certo prodotto, spingendo il prezzo verso il basso e riducendo il
guadagno marginale sul singolo articolo... Facile capire come in un
contesto del genere il business sfumi totalmente per un venditore
occasionale.
Per un approfondimento su quest'ultimo aspetto vi invitiamo a leggere
l'interessante testimonianza di un imprenditore italiano pubblicata al seguente
indirizzo:
https://recensioni.ebay.it/Venditori-Drop-Shipping-vendere-senza
-magazzino_W0QQugidZ10000000002172071
Di fronte a un così infelice scenario è frequente, allora, che un venditore
cerchi di capire se convenga o meno acquistare da drop shippers
internazionali o intracomunitari, ma in questo caso, come è facile
immaginare, nasce il problema delle spese di spedizione antieconomiche per
l'acquirente finale e della necessità o meno di informare quest'ultimo del tipo
di vendita. Su eBay ad es. alcuni venditori tacciono al
riguardo, con l'inevitabile rischio di rivalse da parte dell'acquirente
qualora l'attesa per la merce si protragga eccessivamente o i costi di
spedizione -se il drop shipper è internazionale- si rivelino
eccessivamente alti.
Analogo problema è quello della comunicatività del drop shipper; può
accadere, infatti, che a ordine concluso e pagamento effettuato da parte
dell'acquirente, il venditore scopra che il fornitore ha esaurito quel tipo di
merce, o che peggio, la merce è stata sì consegnata al destinatario, ma
risulta viziata... Una circostanza, quest'ultima, che diventa
"drammatica" nel drop ship internazionale visti i costi e la tempistica
per la sostituzione della merce.
Come anticipato il rischio di frodi ai danni di venditori e consumatori da parte
di drop shippers truffaldini rappresenta indubbiamente il
fenomeno più inquetante e in espansione negli ultimi tempi; per avere
un'idea chiara è sufficiente controllare i messaggi di spam che quotidianamente
tempestano le nostre caselle di posta elettronica.
In una email giunta alla Redazione di InterTraders, ad es., una pseudo azienda
cinese propone l'acquisto di una serie di articoli griffati e
tecnologici a prezzi estremamente vantaggiosi, invitandoci a visitare
il proprio sito. Uno stralcio del messaggio riporta quanto segue (da notare la
tempistica di gestione dell'ordine e di consegna della merce all'acquirente
finale particolarmente allettanti):
"Our company Stock Business Co.,Ltd is a very professional Supplier,
Drop Shipper, Manufacturer in China, we can ship everywhere in the world and we
can supply more than sixty sorts of brands, such as Nike, Adidas, Armani, BAPE,
Boss, D&G, Prada, SEVEN, Timberland etc.
1. Products including: sneakers ,coats, suits, t-shirts, shirts, caps, watches,
belts, jeans, sweaters, bags, sunglass and MP3/Mp4.
2. We accept:PayPalmoneybookers Western union MoneyGram and T/T (bank
transfer).
3. We do drop shipping everywhere in the world.
4. We will send the item to your customer within 48 hours after receiving
payment. And then tell you the tracking number and the tracking website. The
delivery takes 5 to 7 days after payment was received.
5. Please feel free to contact us by Email or MSN to get
details."
Nulla esclude che, nonostante una pseudocontrattazione con tanto di
documentazione sottoscritta da entrambe le parti, a pagamento incassato il
drop shipper non spedisca alcunchè all'acquirente, sparendo nel nulla,
o peggio -come farebbe un truffatore d.o.c.- sostenga astutamente di aver
spedito. In una siffatta circostanza oltre al consumatore a farne le
spese sarebbe il rivenditore, dal quale ovviamente il primo pretenderebbe la
restituzione dell'importo versato, con tutte le conseguenza immaginibili sul
piano legale e non.
Analoghe considerazioni andrebbero fatte qualora il drop shipper
offrisse merce contraffatta occultandone la natura o la presenza di vizi (v.
e-shop linkato a seguire, segnalato su più forum esteri come specializzato
nella vendita di merce falsa).
https://www.hsshopping.com/main.aspx
Va da sé che in questi come in altri casi l'attività fraudolenta del drop
shipper si riconoscerebbe già da alcuni elementi “tipici”
delle truffe on line, come la superficialità contrattuale con
il rivenditore, la mancanza di un controllo sulla documentazione fiscale o
commerciale di quest'ultimo, la previsione di una tempistica di gestione degli
ordini e di consegna della merce troppo basse in relazione all'ubicazione del
fornitore, la presenza di spese di spedizione e di un prezzo della merce
eccessivamente convenienti, etc.
Concludendo, lungi dal demonizzare un modello di vendita largamente diffuso nel
b2c internazionale e di cui sarà interessante osservarne lo sviluppo futuro in
Italia, il drop ship è a parer nostro teoricamente vantaggioso
solo per chi opera professionalmente al dettaglio; la sua
proficuità infatti -sulla base di quanto scritto e delle testimonianze presenti in
Rete- sembrerebbe rilevare solo operando con drop shippers
nazionali comunicativi e affidabili, limitatamente a determinati
settori (quelli in cui la concorrenza non è elevata e vi sono buoni margini di
guadagno) e offrendo al consumatore un supporto e un'assistenza post-vendita
celeri ed efficienti al pari delle tradizionali vendite business to
consumer.
Redazione InterTraders
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