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Distributori automatici: quello che pochi sanno, ma nessuno rivela
Giovedì 02 Novembre 2006
autore: Rocco Gianluca Massa Il 13 settembre 2006 il Virginian Pilot e molti altri portali americani hanno
pubblicato la notizia secondo cui un uomo avrebbe prelevato fraudolentemente del
denaro da uno sportello ATM (Bancomat) di un’area di servizio, sbloccando e
riprogrammando a proprio piacimento l’apparecchio.
L’episodio risalente al 19 agosto scorso ha attirato da subito l’attenzione
di media e polizia locali, interessati a capire il sistema usato per
‘sbancare’ il bancomat in questione.
Stando a quanto è emerso dalle indagini, il sospettato avrebbe inserito
nell’ATM (un Tranax Mini Bank 1500) un codice di sblocco in grado di
permettergli l’accesso al pannello amministrativo e da lì manipolare a
propria discrezione valute e importi, cosi’ da far segnare per ogni banconota
da 20$ prelevata un addebito di soli 5$ sulla propria carta prepagata.
Elemento singolare è che il codice per compiere l’illecito è stato
recuperato dal manuale dell’ATM in questione, facilmente individuabile e
scaricabile via Internet e che i gestori dell’area di servizio non si fossero
minimamente premurati di modificarlo!
A parte la singolarità della notizia e la difficoltà di evitare che episodi
simili si ripetano (la Tranax ha distribuito oltre 70000 di questi ATM nei soli
USA), personalmente non vi trovo nulla di eccezionale.
Da anni girano in rete manuali e ‘how to’ che riportano falle, backdoor
passwords e codici di sblocco dei distributori automatici più disparati e
quanto scoperto nel settembre scorso era in gran parte prevedibile da tempo...
pertanto non c’e’ da stupirsi se nei prossimi mesi verranno resi noti
episodi analoghi ma aventi ad oggetto altri apparecchi.
In previsione di cio’ esaminiamo con questo articolo alcuni dei sistemi più
noti per ‘raggirare’ distributori automatici (di denaro o di altro) con un
certo stile e sfruttando le falle hardware o software che siano.
Premetto che il presente scritto ha una finalità meramente divulgativa,
pertanto non verranno volutamente:
- elencati i vari codici di sblocco;
- indicati modelli e marche di distributori automatici;
- descritti oltre un certo dettaglio alcuni espedienti.
Detto ciò, partiamo dall’analisi dei distributori automatici di contante
(Automated Teller Machine), dei convertitori di valuta e di tutti quegli
apparecchi che addebitano importi su carta di credito, carta prepagata etc.
Quando un distributore/convertitore di denaro viene forzato elettronicamente
puo’ reagire in vari modi (dipende dal modello): trattenere la carta,
bloccarsi totalmente, far suonare un allarme etc.
Uno degli espedienti ‘hardware’ più reclamizzati per raggirare queste
protezioni consiste nell’alterare il normale funzionamento dall’esterno o
farlo andare totalmente in tilt mediante, per esempio, delle scariche
elettro-magnetiche.
In questo caso il ‘mezzo’ utilizzato è costituito da una scatoletta
contenente un circuito elettrico a cui è collegato un cavetto e una
‘particolare’ carta di credito/diodo da inserire nella fessura del
distributore automatico. Queste foto riportano due modelli dal costo di circa
200 euro cad. in vendita su alcuni ‘hacking shops’:
Altra tecnica abbastanza diffusa -soprattutto con i distributori più vecchi-
consiste nell’infilare nell’insenatura della carta una sonda con
all’estremità una bobina o un sensore elettromagnetico in grado di monitorare
l’attività interna all’apparecchio e ‘decifrare’ il segnale elettrico
che controlla il rilascio di denaro. Una volta ‘decifrato’ viene inserita
una seconda sonda -questa volta con funzione di trasmittente- che al momento
opportuno invia il segnale fortemente amplificato al distributore al fine di
interferire con la fase di elaborazione ed erogazione di valuta.
Come è intuibile, quindi, la fessura di molti distributori si presta
all’ingresso non solo di una carta di credito ma anche di altri materiali, e
non è un caso se nell’abc dei furti da ‘automated machines’ sia una
pratica particolarmente adottata quella di inalare nella cassaforte, sempre
dall’esterno, sostanze chimiche o liquidi infiammabili dalle temperature di
liquefazione bassissime quali nitrogeno, azoto, idrogeno liquido etc. il cui
costo e reperibilità in alcuni casi è più semplice di quanto non si creda.
A parte il ricorso a mezzi empirici, molta ‘letteratura’ hacker ha da sempre
evidenziato il ruolo del Social Engineering e dell’aspetto psicologico in
questo tipo di truffe, dal lato vittima: fingendosi un cliente per ingannare il
personale dell’istituto di credito, dal lato banca: spacciandosi per bancario
e carpire dati alla vittima.
Un classico espediente consisteva ad esempio nel mettere il distributore
automatico fuori uso la sera prima, adocchiare il giorno dopo i clienti che
cercavano di prelevare inutilmente contante e aspettarli in banca per poi
andargli incontro fingendosi un impiegato e per ottenere tutte le informazioni
bancarie necessarie (codice pin, numero di conto etc) fino a farsi consegnare la
stessa tessera Bancomat!
Ma come alcuni di voi sapranno esistono sistemi in grado di porsi tra l’utente
e la macchina per captarne forzatamente lo scambio di dati, dai semplici card
traps di cui ho già parlato in un altro articolo in passato:
https://www.intertraders.eu/notizie/24/Clonare-una-carta-Mai-sta
to-cosi-semplice.html
alle microcamere, fino a sistemi sempre più raffinati e insospettabili per
ricostruire la seguenza di tasti premuti sul tastierino. Uno dei più singolari
consiste nel sovrapporre a quest’ultimo o al display dell’ATM una cornicetta
apparentemente vuota ma in realtà costituita da sensori ad infrarosso verticali
e orizzontali che si incrociano tra loro.
L’insieme dei fasci genera una ‘mappa virtuale’ del tastierino e ogni
volta che vi passa attraverso un dito i sensori associano la posizione di
quest’ultimo a determinate coordinate della suddetta mappa.
Non è niente di fantascientifico, se ci fate caso nelle stazioni ferroviarie,
negli aeroporti, nei musei e e in tanti altri luoghi pubblici ci sono apparecchi
automatici con mappe o archivi interattivi dotati di touch screen e che spesso
sfruttano questo sistema per riconoscere ciò che l’utente seleziona.
Lasciamo i distributori che erogano o convertono contante e passiamo a quelli
che offrono altro.
Siamo in questo caso di fronte a macchine altamente vulnerabili, facile intuire
come gli espedienti si sprechino ma che soprattutto basti una semplice ricerca
via Internet per trovare l’inimmaginabile.
Esistono infatti siti che per pochi dollari offrono manuali pieni di codici di
sblocco per prelevare gratuitamente GPL da aree di servizio, per acquistare
biglietti ferroviari per qualsiasi tratta ad un prezzo fisso o semplicemente per
prelevare gratuitamente delle bevande. Il tutto senza forzare la macchina ma
inserendo dai tastierini degli apparecchi in questione delle combinazioni
‘atipiche’ di numeri. Praticamente quanto accaduto negli USA nell’agosto
scorso.
Qualcuno si chiederà quindi come mai esistono questi codici di sblocco e chi li
rivela.
Al primo interrogativo vi sono più risposte: da esigenze di gestione del
distributore automatico fino a errori nella programmazione del software; per il
secondo quesito invece a parte gli smanettoni o la soffiata dell’ingegnere che
ha progettato l’apparecchio, vi può essere semplicemente la ‘leggerezza’
del costruttore che riporta la combinazione sul manuale d’uso
dell’apparecchio. Anche in questo caso quanto documentato dal Virginian Pilot
ne è solo una triste conferma.
Rocco Gianluca Massa
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