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APERTURA DI UN SITO DI E-COMMERCE E CONSEGUENZE DA NON SOTTOVALUTARE
Lunedì 30 Aprile 2012
autore: Redazione InterTraders Uno degli aspetti indubbiamenti più stimolanti della Rete e della net economy
è quello di facilitare la nascita e l'ingresso nel mercato di nuovi soggetti,
permettendo l'avvio di attività di compravendita di beni e servizi a distanza
senza i limiti (e spesso i costi) di quelle tradizionali.
Proprio quest'ultimo incentivo, unitamente al dilagare di software gratuiti e open source, di ottime guide
presenti su Internet e di validi forum di supporto, spinge i più intraprendenti
a realizzare siti di vendita online fai da te e a buttarsi nel commercio
elettronico. Senza l'ausilio di figure professionali tipiche in fase di
startup (come webmasters, consulenti di marketing, commercialisti,
ecc.), e nella convinzione di poter realizzare una macchina commerciale
completa, in grado di entrare in contatto con centinaia di clienti e di
gestire migliaia di ordini e transazioni.
Il che è vero, ma finché le cose vanno bene. Quando qualcosa
infatti va storto questa stupenda giostra low-cost può ritrovarsi ad essere
fonte di problemi economici e di immagine anche seri per l'azienda. Non a caso,
solo quando qualcosa va storto ci si rende conto dei limiti di utilità
di manuali, articoli, forum e quant'altro offra gratuitamente la
rete.
In uno scenario del genere l'unica speranza diventa allora quella di trovare in
fretta e furia un professionista che tiri fuori dai guai l'azienda.
Anche a costo di spendere il doppio o il triplo della somma spendibile
in un primo momento, se si fosse agito con la dovuta ponderazione...
Di esempi se ne potrebbero fare tanti e a seconda dell'ambito
"sottovalutato".
In ambito informatico ad es., l'installazione frettolosa di una piattaforma o
senza un minimo di nozioni può compromettere alla lunga la
stabilità del sito, la gestione degli ordini o la sicurezza stessa dei clienti
(si pensi alla mancata applicazione di patch o aggiornamenti vitali).
Mentre in ambito commerciale, l'assenza di un piano minimale di marketing può
portare a un inutile dispendio di risorse economiche, ad
un'offerta di prodotti in un mercato già saturo, ecc.
Dal punto di vista legale poi le leggerezze possibili sono davvero
tante: dall'adozione di un marchio aziendale confondibile con uno già
esistente, al mancato adempimento degli oneri legati all'attività di commercio
online. Dalla predisposizione superficiale di contenuti e note legali, alla
messa in vendita di prodotti in Paesi con particolari restrizioni doganali,
ecc.
Proprio con riferimento ai possibili risvolti legali, pubblichiamo una e-mail
giunta di recente in Redazione. Il mittente in questione, nostro lettore nonché
titolare di un noto sito di e-commerce che per ovvie ragioni non rendiamo noto,
ci ha segnalato un grave problema con la sua attività di
vendita. A monte, purtroppo, la leggerezza nella stesura delle
condizioni contrattuali del sito.
Segue il messaggio (i riferimenti espliciti a persone e marchi sono stati da noi
volutamente oscurati con asterischi):
"Spett.le intertraders, mi chiamo Francesco ***********, vi scrivo per conto
della ***********, vendiamo sul sito ***********.com soprattutto capi da donna e
bambino, abbiamo anche domande dall'estero, ma purtroppo proprio il mese scorso
ci è capitata una cosa assurda. Il danno al momento è limitato perchè stiamo
ignorando le richieste di questo signore, ma temiamo che la situazione
precipiti.
Il mese scorso dicevo, abbiamo venduto uno stock di ottanta tshirt e jeans della
******** a un signore inglese. L'ordine lo ha fatto dal nostro sito ma per il
pagamento ci siamo messi daccordo in privato. Purtroppo questa persona non ci ha
pagato tutta la somma che doveva e ora sene è uscito dicendo che i capi non
sono quelli che voleva, nell'ultima Email ci accusa pure di avergli venduto
maglie non originali e dice che i suoi clienti gli stanno restituendo
tutto.
Giorni fa abbiamo ricevuto la lettera del suo avvocato che ci chiede la
restituzione dei soldi e un risarcimento di circa dieci mila euro e ci ha
minacciati che se non paghiamo ci porta avanti a una tribunale inglese. Ho fatto
presente a questo avvocato che caso mai gli facciamo causa noi ma in Italia
visto che non ci ha nemmeno pagato tutta la merce, ma lui ci ha risposto che
nelle condizioni legali del nostro sito non ci sono riferimenti quindi la sua
pretesa è fondata.
L'altra cosa che ci preoccupa è che il suo cliente sentendosi truffato ha
iniziato a mandare lettere anche alla finanza e alla polizia italiana, insomma
sta sollevando un polverone e abbiamo paura che ci possono chiudere il
sito!!!
Abbiamo gia' un nostro avvocato che ci segue da anni ma più per questioni
famigliari, inutile a parlargli di internet e queste cose, ci ha fatto capire
che non le mastica molto. Ora però non sappiamo che fare e a chi rivolgerci.
Potete aiutarci? Grazie infinite!
Francesco ***********
*********** srl"
Le nostre considerazioni
Dalla lettura dell'e-mail la situazione sembra ormai precipitare verso il
contenzioso giudiziario e si rende quanto mai necessario un supporto legale
ad hoc. Della pratica si sta infatti occupando in queste ore lo Studio Legale Massa, già
noto a ebayers e commercianti della Rete.
L'unico ausilio fornibile in questa sede, pertanto, è circoscritto agli
accorgimenti futuri che è bene per la società in questione
adottare quanto prima..
Già dando uno sguardo al sito, presumiamo che le condizione contrattuali
additate dall'avvocato inglese siano state copiate-incollate da altro
sito, tant'è che in un paragrafo si fa riferimento addirittura ad un
dominio che non ha nulla a che vedere con quello della società (!)
Un'ulteriore leggerezza di chi ha predisposto i contenuti è senz'altro quella
di aver inserito anche una versione in lingua inglese e tedesca delle note
legali ma puntando su un servizio gratuito online di traduzione
automatica dei testi. Una scelta che proprio per la delicatezza dei
risvolti, il giro di affari del sito e il possibile effetto boomerang ai danni
del gestore, appare fin troppo azzardata.
L'informativa sulla privacy è inoltre incompleta, nella home page il numero di
P.IVA è in parte occultato da un banner e il sito non presenta distinzione tra
aree indirizzate all'ingrosso e al dettaglio.
Tutti elementi che già da soli suggerirebbero una rielaborazione più
meticolosa degli step legali alla luce delle previsioni nazionali e
comunitarie in materia di e-commerce, oltre ad una predisposizione più rigida
delle condizioni di vendita proprio per gli acquirenti stranieri.
Redazione InterTraders
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Se sì, ti invitiamo a consultare le seguenti sezioni direttamente sul sito dello Studio Legale Massa:
In alternativa, puoi contattare direttamente lo Studio ai recapiti indicati nell'apposita sezione "CONTATTACI" (l'assistenza prestata non è gratuita).
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