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Focus
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Carte di credito, un esperto spiega come clonare direttamente dal portafoglio. Titolari impotenti?
Lunedì 25 Febbraio 2008
autore: Redazione InterTraders "Il trucco c'è ma non si vede" avrebbe detto il mitico Houdini
mostrando alla platea incredula il foulard della signora in seconda fila, finito
chissà come tra le sue mani. Certo, i tempi cambiano, e oltre ai protagonisti
cambiano anche le intenzioni di chi conosce trucchi ed espedienti per
impossessarsi delle cose altrui.
Niente di magico sia chiaro, la notizia del giorno ha ben poco a che fare con il
mitico illusionista e vede piuttosto ancora al banco degli
imputati la nota tecnologia RFID (Radio Frequency Identification), utilizzata per
l'identificazione, la lettura e la scrittura di dati a distanza, che trova ormai
largo impiego nella nostra quotidianità (il Telepass per l'autostrada è solo
un banale esempio) e in alcuni tipi di carte di credito e prodotti c.d.
"contactless" emessi da MasterCard, Visa e American Express.
Adam Laurie, esperto americano in sistemi a radiofrequenza, avrebbe illustrato
nel corso dell'ultimo Black Hat DC Briefings 2008, conferenza dedicata alla
sicurezza informatica tenutasi giorni fa a Washington, come sia possibile
rubare i dati di una carta di credito dotata di chip RFID senza neanche
farla esibire al titolare.
L'espediente si baserebbe sull'uso di un normale lettore RFID e di uno script in
Python per l'hardware realizzato dallo stesso Laurie; a dimostrazione di ciò
l'esperto avrebbe invitato un volontario tra gli spettatori a farsi avanti e,
senza fargli estrarre la carta di credito dal portafoglio, ne
avrebbe mostrato su uno schermo il numero, nome del titolare, data di
emissione e di scadenza.
Non solo, l'esperto avrebbe dimostrato come sia facile anche
"riscrivere" in alcuni casi sul chip ad insaputa dello stesso titolare.
Per illustrare ciò avrebbe cambiato i dati memorizzati su un chip RFID che
porterebbe lui stesso sotto pelle, sostituendo i propri con quelli di un animale
(spesso infatti il RFID viene usato per marchiare e catalogare il bestiame).
Contattata dalla stampa americana, American Express avrebbe replicato alle
parole di Laurie precisando come i propri prodotti dotati di chip RFID siano
contraddistinti da una maggiore sicurezza rispetto allo
standard e che comunque i dati acquisibili con il sistema usato
dall'esperto americano sarebbero insufficienti per un uso illecito in
Rete.
A chi credere quindi?
Già in passato, in occasione del lancio del noto orologio "contactless" PayPass
Watch (v. approfondimento) ci siamo occupati dei
potenziali rischi a cui si presterebbe la tecnologia RFID per i pagamenti. Chi
volesse tuttavia verificare di persona le affermazioni di Laurie può visitare
il suo sito Internet dove
oltre a trovare lo script incriminato è possibile acquistare l'hardware
necessario per "sniffare" dai chip altrui.
Redazione InterTraders
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